Amore venale. ~ Sala delle Allegorie, Galleria Palatina (Palazzo Pitti).
Nato a Volterra nel 1611, figlio dello scultore locale
Gaspare Franceschini, fu avviato alla pratica artistica dal padre.
Fu Giulio Inghirami, segretario di
Cristina di Lorena a introdurlo nell'ambiente fiorentino e a farlo
entrare nella bottega di Matteo Rosselli, uno degli artisti più
quotati allora attivi in città. Attivo fino a pochi anni prima della
morte, il Volterrano fu sempre molto richiesto a Firenze e in
Toscana, toccando vari generi, dalla pittura allegorica e mitologica
alle opere devozionali, dal ritratto alla decorazione parietale,
occupandosi a Firenze, affreschi nella villa della Petraia (dal
1636), nei palazzi Niccolini e Lanfredini, nella Sala delle Allegorie
(1658) di palazzo Pitti.
ANEDDOTO. Mentre il Volterrano si
trovava in camera del Cardinale Giovanni Carlo de’ Medici, principe
di Firenze, per dipingergli i due quadri raffiguranti altrettante
burle del Piovano Arlotto, c'era insieme a loro il medico personale
di Sua Signoria, amicissimo del pittore.
Ed ecco che il medico si rivolse al
Volterrano dicendogli:"Signor Baldassarre, io vorrei pure una volta
che voi faceste un qualche bel quadro anche a me, che sapete che son
tutto vostro". Il Volterrano rispose che glielo avrebbe dipinto
senza dubbio. Al che il medico rispose:"Avvertite che io intendo
pigliare a scontarlo a malattie", cioè che lo avrebbe pagato
detraendo dal compenso delle sue prestazioni mediche. Il Volterrano
rispose che, in tal caso, non se ne faceva di niente e, richiesto dal
medico di dargliene spiegazione, rispose:"Perchè se noi facessimo
a scontare a malattie, voi sareste troppo il buon uomo, per non dire
un bel goffo, se alla prima malattia, per liberarvi di quell’
impegno, voi non mi mandassi al cassone". Risposta che fece
immensamente ridere sia il medico che il Cardinale
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